Ricordi d’estate

Sagome sfumate ribollono sul muro Della Sala da pranzo mentre esorcizzo le ombre della giornata trascorsa. Immobile nel caos violentemente imposto ed isolato in una comunitá ricca di ipocriti, vivo il momento presente, affianco a me sul divano siede il maestro. Nonostante I segni Della sofferenza dopo anni di trincea, porta con classe un’aura bianca curativa riflettendo ció che non ha fine.

Dondolano I fili colorati Della tenda con il ritmo di un respiro calmo mentre dalla piazza pulsa il vociare di turisti, passanti e forse qualche sognatore in cerca di incanto fuori dal traffico soffocante. La radio espande un suono che si diffonde in una lotta invisible contro I rumori Della Strada. Molti ricordi sono oramai inscatolati e depauperati della loro dimensione nello spazio. In cittá puoi trovare un odio totalmente privo di comprensione, cosi spesso non resta che ritirarsi nelle mura che ci sono state concesse. Voglio trascorrere piu tempo possibile con il maestro, siamo vicini in questa sofferenza e temo che non c’é la fara a superare l’estate prossima. Vogliono dividerci portandoci nella sofferenza con I mezzi piu beceri e probabilmente ci faranno fuori entrambi nell’illusione di sbarazzarsi delle nostre teste, ma non sanno che dopo la morte c’é ancora la vita e che l’anima non muore mai.

Calma piatta nell’aria del cielo notturno. Il maestro non riesce a mangiare: deve ancora smaltire lo psicoelettroshock subito durante le giornate precedenti. Taglio Della frutta, preparo una tisana e resto ad osservare se serva altro; la sua sofferenza non é dissimile da quelle che Provo io sicché come fratelli in trincea avverto che siamo imprigionati in un incubo da cui Sara difficile uscire con mezzi ordinari. L’imcomunicabilita con l’esterno della nostra condizione é ormai evidente, l’isolamento é inevitabile tanto quanto la crudeltá sadica di coloro che hanno vomitato su di noi la loro sofferenza. Sul balcone fumo una sigaretta Al neon, do un po di acqua alle piante, guardo le stelle. I pensieri oscuri delle continue scariche di nevrosi scagliate da carnefici tiranni sembrano solo un ricordo dei giorni precedenti. Osservo I frutti dell’olivo, alcune plantule di pesco fatte germogliare l’inverno passato; nella casa affianco la luce é accesa e sento un mormorio che parla Della Morte del maestro, una voce femminile che riconosco sin troppo bene. Non voglio partecipare con la mia mente a queste minacce mi concentro, probabilmente é spicciola violenza psicologica ma quell’odio spacca I muri e penetra oscuro in casa. Il vapore bianco dell’acqua bollente sfuma Nel buio Della notte quanto ho appena finito di sentire, sento che non SI é trattato di uno sfogo ma di un avvertimento, volevano che ascoltassi. Non dico nulla all’anziano maestro che intanto era riuscito a mangiare un po di frutta. Ha perso molti chili. Hanno voluto destabilizzarlo per farlo fuori lentamente. I pensieri volano all’ultimo inverno trascorso, era Tutto chiaro prima Ancora che tornassi a casa, se non fossi rimasto l’avrebbero fatto fuori meno lentamente del previsto. Porto la Mia Mente sul da farsi e preparo un tea. Solo il fresco Della notte Fonda puó dare un Sollievo ai polmoni bloccati dai giochi di potere in cui ci Hanno incastrato con l’inganno, cosí brucio I pensieri che non mi appartegono e do voce al maestro che nel silenzio piu assoluto sorseggia lentamente l’acqua calda.Vediamo in televisione I titoli dei giornali e parliamo dei fatterelli di politica estera ovvero Della guerra in Ucraina. Mi ricorda che cambiare il modo di vedere il mondo cambia il mondo stesso, e lentamente imparo a mantenere quella stabilita interiore che solo un maestro Bianco puó Avere, mi risuona dentro l’accettazione Della violenza subita ma sento che dentro di me c’é troppa rabbia. Un attimo dopo é Lui stesso a dirmi che c’é troppa rabbia dentro di me. Cambiamo canale.Le immagini di un viaggio in treno vanno in trasparenza velando luci di diversi colori, appaiono delle persone negli attimi di vita quotidiana ed un voce narrante recita in inglese. Chiedo di non cambiare, non voglio perdermi I circostanziali avvenimenti di un mondo che ha smarrito la sua autenticitá. La narrazione spalanca le porte del mio cuore, i versi sembrano essere quelli di Auden,ma il maestro non sta seguendo con molta attenzione perché quasi sfinito, cosí non riusciamo a risalire alla fonte. Le parole minacciose dei vicini sono scomparse lasciando spazio alla prosa poetica. L’effetto é definitivamente catartico.