Una marea di artefatti riempie le nicchie ancora incontaminate da prodotti di commercio quotidiano. Sono oggetti digitali o materiali ben confezionati che solo superficialmente sono liberi da tutte quelle dinamiche proprie del mondo dei consumi. Nulla hanno a che fare con dinamiche di ragionamento e comprensione. L’epoca dei bassi-fondi delle città è terminata adesso siamo nell’epoca dei bassi-sensi, e dove vanno a finire i rifiuti digitali ?
Non si gusta più quello sforzo intellettuale per comprendere ciò che va oltre l’immediato impulso nervoso, si cerca invece un’assuefazione dei sensi grossolana per poter rimanere nella convinzione di una raffinata comprensione della realtà.
Accantoniamo ogni possibile discussione sui processi chimico fisici che portano alle cause induttive o deduttive della creazione artistica, bene, ciò che rimane sono solo quell’infinità di elementi estetico sensoriali di cui l’individuo ha fatto esperienza più o meno consapevolmente fino al momento dell’azione. A monte, quindi, abbiamo quell’infinità di elementi estetico sensoriali a costituire le fondamenta di tutto ciò che verrà dopo, poichè usati come concetti strumentali ma già ben incasellati. A valle invece abbiamo l’Azione che, come spiega la fisica quantistica, avrà certamente un suo margine di aleatorietà e pertanto avrà infinite sfumature differenti per ogni istante in cui può materializzarsi.
Il gesto creativo non è artistico perché una giuria più o meno vasta lo premia, scordatevi che l’artista è quello che viene riconosciuto come tale dagli altri. Qui stiamo parlando della possibilità che abbiamo di osservare da fuori ciò di cui abbiamo fatto esperienza, empiricamente parlando, in un momento precedente. E l’unico vero premio non può che essere la possibilità stessa di tirarlo fuori. Tutti.