Sicuri ? Come prima

Così come appaiono, le problematiche dell’Antropocene sono una nuvola di punti sospesa nello spazio, indefinita. La loro comprensione richiede che siano minate vecchie convinzioni per poterne discutere di nuove, opportunamente forgiate al tempo ed alle crisi che avvertiamo, siano esse climatiche, sociali, economiche o spirituale. 

Alcune persone perseverano nel non voler attribuire valore a questi discorsi, molti altri si danno da fare e non sbaglia di certo chi sostiene che il mondo ed i suoi abitanti siano pronti ad evolversi. In tutta questa improvvisa presa di coscienza collettiva, però, c’è anche chi si sente in pericolo come se tutto fosse precipitato da un giorno all’altro. Forse si tratta solo di politici che prendono la palla al balzo per portare il vessillo di nuovo benessere, forse è conseguenza dell’importanza data dalle agenzie di comunicazione oppure, come credo, ci siamo persi qualcosa per strada? Proviamo a ricostruire.

L’approccio economico ci svela gli scheletri nell’armadio del “Supermercato mondiale”: deforestazioni per la vendita di legni pregiati, ipersfruttamento delle risorse idrocarburiche o del lavoro umano ai limiti della schiavitù. D’altra parte a nulla serve invocare Erich Fromm laddove il continuo fagocitare prodotti di consumo, che alimenta questo sistema, ha persino messo da parte gli aspetti emozionali dell’essere umano. 

Una bella fetta della popolazione mondiale, già cosciente di questi problemi antropocenici, provvede con alternative di diverso tipo. Alcuni tra gli esempi più virtuosi di ritorno ad economie locali e rurali sembrerebbero essere motivate dalla spinta sociale a creare una sostenibilità nuova e rifondata sul principio dei beni comuni. In questi contesti, poi, viene collocata la questione strettamente sociale, la tecnologia sostituirà pure la manodopera di un anziano ma non potrà certo accudirlo come solo un altro essere umano può fare. In questi termini ci si ricorda che il lavoro può dare nuovo valore al nostro tempo, con modelli di “occupazione verde e locale” dove ciascuno porta il proprio contributo ed insieme si modellano nuovi spazi comuni. 

La Sobrietà descritta da Gesualdi è un racconto alternativo che coinvolge esperienze presenti, fornendo una prospettiva a chiunque voglia a modo suo “boicottare” il sistema. Quando però torniamo ad interrogarci su quei consumatori ipnotizzati dal consumismo, sembra che non vi sia una formula magica per svegliarli. In questo potrebbero forse venire in soccorso le parole di Papa Francesco, quelle dell’Enciclica Laudato sì. Assodato che il fenomeno consumista è quasi assimilabile ad una patologia, le cui conseguenze sono l’ipersfruttamento ambientale e l’esserci dimenticati le nostre più primitive potenzialità, creative oltre che emozionali, quale possibile cura per questi mali ? Non è detto che ci siano. 

La segregazione imposta da un virus, il Covid-19, attualmente impone un faccia a faccia con le forze regressive che prima erano mascherate dal comune benessere degli stati “evoluti”. Parliamo delle gigantesche potenze economiche che portando avanti la separazione tra essere umano e biologico hanno portato alle problematiche dell’Antropocene. Siamo, oggi, in una fase piena di incertezze frutto proprio di queste energie. Possiamo ritenerci in pericolo, quindi, tanto quanto lo eravamo ieri, prima dell’arrivo della pandemia. Tuttavia è possibile che la lenta presa di coscienza collettiva, come ulteriore stadio della Globalizzazione di cui parla l’economista Theodore Levitt o della Noosfera introdotta dal cosmista russo Vladimir Vernadskij, stia mutando senza che nemmeno lo riesca a percepire.

Lo scenario aperto alle nostre menti dal filosofo francese Edgar Morin, in cui piccole oasi di libero pensiero nascono come modello di resistenza e difesa dei valori universali, sembrerebbe essere una schietta visione avanguardistica. E chi appena si lasci affascinare da questo genere di retorica non si annoierà a sapere che qualcuno ha dato consistenza al pensiero di Verdnadskij, scrivendo il Manifesto della Noosfera. Parliamo del professore americano di estetica Josè Arguelles, ideatore del Whole Earth Festival, evento durante il quale con la lecture di Swami Satchidananda si parlò per la prima volta di Earth Day.

Queste cronache dalle note un po’ fricchettone sono riconducibili al finire degli anni ’60, è passato oltre mezzo secolo, un viaggio nello spazio avrebbe persino consentito di osservare la Terra nella sua integrità. All’epoca sembrava non ci fosse altro da dire ma dei ragazzi un po’ alternativi, sognatori e senza alcuna tecnologia videro più lontano di tutti. Per sconfiggere le problematiche che tormentano ancora oggi la specie umana proposero un solidale mondo alternativo, fatto di arte amore e spiritualità.

Fonti:

“Sobrietà: dallo spreco di pochi ai diritti di tutti”, Francesco Gesualdi

“Laudato sì”, II Enciclica di Papa Francesco

https://www.avvenire.it/agora/pagine/per-luomo-tempo-di-ritrovare-se-stesso

“Manifesto for the Noosphere: The Next Stage in the Evolution of Human Consciousness”, Jose Arguelles